L’acqua scorre nei fiumi come il corso della vita, affiancando lo spirito nomade di tutti gli esseri viventi, secondo lo scandire delle stagioni. Dall’ultima era glaciale, circa 14.000 anni fa, Homo sapiens ha voluto allontanarsi da questo moto perpetuo, molto tempo dopo avere assistito, attonito e impotente, all’estinzione dei Neanderthal, Denisovan e altre specie umane arcaiche.
Eppure, natura è movimento, come il fluire dell’aria, il cui soffio inesauribile racconta la storia, racchiusa nella memoria di tutte le cose. L’essere umano è l’indispensabile tramite di energia tra il cielo e la terra. Quando il flusso si ferma, il sistema ambiente soffre fino all’esaurimento di tutte le risorse del pianeta.
Homo sapiens ha sviluppato una tecnologia molto raffinata, in quanto è dotato, a differenza delle altre specie arcaiche ormai estinte, della capacità di rappresentare la realtà in maniera simbolica e quindi indiretta. In questo modo, la cultura, intesa come elaborazione metaforica del pensiero, si sostituisce alla natura, sviluppando un processo senza confini, nel quale trionfa la necessità di una crescita illimitata. Tutto cresce, anche le scorie di un sistema senza controllo che bruciano l’aria, soffocano le acque dei mari, deturpano i letti dei fiumi, secondo un inumano delirio di onnipotenza e onniscienza, ormai prossimo al collasso. L’aberrazione dei Sapientes consiste nel confondere l’evoluzione con la tecnologia, presumendo in maniera arrogante che la storia degli ultimi 6-7.000 anni sia l’unica a meritare attenzione.
È esistito, forse, un modello di vita diverso, legato a una rappresentazione diretta nella percezione della realtà sensibile. Probabilmente esiste ancora, ma sotto forma di una devianza di processazione di cose e persone, che i Sapientes chiamano, solo per fare un esempio. malattia psichiatrica e autismo. A nostro avviso, le specie arcaiche estinte hanno saputo evolvere con questo pensiero diretto e puro, nel corso di centinaia di migliaia di anni, rimanendo nella natura e nel rispetto della vita, anche se le raffigurazioni dei Sapientes esprimono i cavernicoli come esseri sottomessi dagli istinti animali e non dotati di ingegno.
I Sapientes presumono che l’obesità mentale e fisica ormai fuori controllo, frutto della loro cultura ai confini della natura, sia il risultato vincente di un processo evolutivo durato appena poche migliaia di anni. La stessa tecnologia, di cui tanto vanno fieri, è la conseguenza di una figurazione simbolica di capacità sopite, ma memorizzate, quali lo spostamento e la comunicazione. L’elaborazione simbolica genera dualismo e conflitto, prendendo pienamente corpo nello scambio attraverso il denaro, ossia un valore (valuta) attribuito a una pura astrazione, da cui dipende l’approvvigionamento e la ricerca delle risorse.
Ma il simbolismo è anche fortemente condizionato dalle esperienze di ognuno di noi. Tali esperienze possono non essere condivise, generando allora contrasti, fazioni e prese di posizione, da cui scaturisce il dualismo e la sofferenza, per il prevalere di un’opinione sull’altra. Questa forma dualistica della psicologia, intesa come somma di esperienze e associata allo sconfinamento nella ricerca delle risorse, ha generato, da sempre, le guerre dei più forti contro i più deboli, fino allo sterminio delle genti e all’occupazione di terre (l’esempio dei nativi d’America è ancora molto doloroso).
Homo sapiens è sicuro di essere unico depositario della conoscenza e, soprattutto, della coscienza di sè, ritenendo che lo stile di vita, derivato dalla sua presunta evoluzione, sia l’unico possibile, in quanto legato alla smisurata crescita del tutto. Eppure, sa perfettamente che l’altra faccia della medaglia è rappresentata dalla mancanza di felicità, da uno stato di tristezza e incertezza sul futuro, legati inesorabilmente alla solitudine e alla paura della morte.